Via Rattazzi e la Ferrero

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Adesso inizia il percorso a piedi che ti porterà a scoprire ancora meglio il quartiere e i suoi abitanti. Ti aspettano altre otto tappe: il giro che ti proponiamo ti riporterà, tra circa venti minuti, proprio alla partenza.

Gira intorno alla cancellata che delimita il giardino della chiesa, e imbocca, alla tua destra, via San Giovanni. Percorri la breve strada fino alla fine, all’incrocio con via Rattazzi. Qui, in questo posto anonimo e apparentemente senza storie, prende il via una delle più grandi imprese imprenditoriali italiane: la Ferrero. Qui, dietro a quel portone azzurro al numero civico 8 di via Rattazzi, la Ferrero ebbe il suo primo stabilimento industriale, dal 1942 al 1946. Niente, ora, lo ricorda, se non le parole dei primi operai e impiegati che qui trovarono un lavoro, e, spesso, una seconda famiglia.

“Marco non ci credeva. Miranda lo aveva portato da Adele. Con lei aveva vissuto gli anni della prima Ferrero, quella nata nel quartiere, proprio dietro la chiesa di San Giovanni, dove adesso c’era un piccolo slargo e un cancello azzurro, con un po’ di ruggine. E niente, nulla a ricordarlo: non un cartello. Si diceva che quell’edificio, così importante e pieno zeppo di vicende, di storie di vita, così carico di speranze di farcela e di rivincita per chi arrivava “dalla terra”, sarebbe stato messo in vendita. Era davvero ingiusto. Ma tragicamente normale, perché tutto passa. E quello che viene ricordato pubblicamente, spesso, serve a qualcuno, ma non a tutti.”

“E dove è nata la prima Ferrero?” chiesero Luca e Marco, insieme. “Lì dietro a piazza San Giovanni, in Via Rattazzi. La Ferrero aveva due rappresentanti: uno per il sud, e uno per l’est. Io sono andato alla Ferrero appena c’erano i pavimenti fatti – e prima c’erano le stalle lì. C’erano tanti pioppi. Prima abbiamo messo dei tendoni da camion per fare un po’ di ombra. Ma quando pioveva era il finimondo. Poi si è deciso di tagliare tutti gli alberi. E si è messo un box con il gas propano che ti dava l’energia dove serviva”.

“Eh, una volta ci eravamo preparate, io e una mia amica. E a un certo punto mi sento dire “hei riccia” – tutti mi chiamavano “riccia” che avevo una testa così. “Cosa fai lì?” mi chiese il signor Ferrero. “Vai a casa, hai finito per oggi” continuò guardando le altre operaie “loro hanno i bambini piccoli e vanno a casa prima, voi, che siete ancora da sposare, state qui ancora un’ora”. “E poi voi, come siete brutte, non trovate manco a sposarvi” chiuse il capo. Mi fece ridere tantissimo. E ancora adesso che lo ricordo, mi fa lo stesso effetto. Mi diceva proprio così Pietro. Guarda, un uomo così non lo troverai mai più nel mondo, una famiglia così”.

E oggi? Cosa si nasconde dietro quel portone così importante per la storia di Alba e dell’Italia? Niente. Pubblichiamo qui due immagini per farti buttare un occhio al di là del muro, e farti virtualmente vedere gli inizi della Ferrero.